L’Italia ha la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: il 79%; il doppio rispetto alla media europea. Supera Francia (56%), Regno Unito (50%) e Germania (43%).
L’Unione Europea ha destinato le risorse del Next Generation EU e larga parte del bilancio comunitario 2021-2027 alle voci di spesa che riguardano la messa in sicurezza delle comunità, il rilancio dell’economia, la transizione verde e il digitale. Una sfida importante che, solo con il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali, potrà raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050.
L’Italia può dare un apporto importante a questa sfida in tanti settori in cui è già protagonista. A partire dall’economia circolare, nella quale il nostro Paese ha raggiunto risultati doppi rispetto alla media europea risparmiando, ogni anno, 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e l’emissione di 63 milioni di tonnellate di CO2.
Il primato italiano
Secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto stilato dalla Fondazione Symbola insieme a Comieco, l’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti pari al 79% con una incidenza più che doppia rispetto alla media UE e ben superiore a tutti gli altri grandi paesi europei (la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%). Non solo. L’Italia è anche uno dei pochi paesi europei che dal 2010 al 2018 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque migliorato le sue prestazioni (+8,7%).
Nel riciclo industriale delle cosiddette frazioni riciclabili classiche (acciaio, alluminio, carta, vetro, plastica, legno, tessili) ed è il paese europeo con la maggiore capacità di riciclo anche in valore assoluto, superiore alla stessa Germania. A differenza di altri grandi paesi europei, l’Italia è un importatore netto di materie seconde ed ha esportazioni molto contenute sia di plastiche che di carta. L’intera filiera del riciclo – dalla raccolta alla preparazione fino al riciclo industriale – in termini economici ed occupazionali, vale complessivamente oltre 70 miliardi di euro di fatturato, 14,2 miliardi di valore aggiunto e oltre 213.000 occupati. Il recupero di materia nei cicli produttivi permette un risparmio annuo pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2.
L’insieme delle emissioni di CO2eq evitate (dirette e indirette) attraverso il riciclo di materia operato in Italia vale l’85% delle emissioni dirette di gas climalteranti generate dalla produzione elettrica dell’Italia (63 Mt di CO2eq dal riciclo contro 74,5 Mt CO2eq dalla produzione elettrica 2020).
Il sistema cartario è uno dei settori industriali leader nell’economia circolare, nell’uso di risorse rinnovabili e nella capacità di riciclo. Riciclo, economia circolare e uso di materiali rinnovabili rappresentano uno strumento fondamentale anche per conseguire obbiettivi di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni di CO2 come raccontato nel dossier “L’economia circolare italiana per il Next Generation EU” realizzato da Fondazione Symbola e Comieco. Il dossier è stato presentato il 20 marzo dai portavoce del Manifesto di Assisi Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Padre Enzo Fortunato, direttore Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, con la partecipazione del Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Hanno partecipato Catia Bastioli, AD Novamont; Duccio Bianchi Fondatore Ambiente Italia; Innocenzo Cipolletta Presidente ASSONIME; Carlo Montalbetti Direttore Generale Comieco; Girolamo Marchi Presidente della Federazione Carta e Grafica, Maria Cristina Piovesana Vicepresidente Confindustria con delega alla sostenibilità; Luca Ruini Presidente Conai; Francesco Starace Amministratore Delegato Enel; Patrizia Toia Vicepresidente Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia Parlamento Europeo.
“Per il Manifesto di Assisi affrontare con coraggio la pandemia e la crisi climatica non è solo necessario – ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. Ha fatto dunque benissimo l’Unione Europea ad indirizzare le risorse del Next Generation EU e larga parte del bilancio comunitario 2021-2027, per mettere in sicurezza le comunità e rilanciare l’economia, su coesione-inclusione, transizione verde, digitale. Con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. L’apporto di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. L’Italia può dare un contributo importante a questa sfida in tanti settori in cui è già protagonista. A partire dall’economia circolare che ci vede, come raccontiamo in questo dossier, raggiungere risultati doppi rispetto alla media europea e molto superiori a quelli di tutti i grandi paesi. È possibile aumentare almeno di 7 milioni di tonnellate il risparmio annuo di CO2 entro il decennio”.
L’importanza della carta per l’economia circolare
“Con un tasso di utilizzo della carta da riciclare che sfiora il 60% e un indice di riciclo degli imballaggi dell’80%, la filiera di carta e cartone è uno degli attori principali della transizione ecologica del Paese” – ha dichiara invece Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco. “Nell’ottica del Recovery Fund può certamente fare di più per assorbire l’incremento atteso della raccolta differenziata di carta e cartone, la cui crescita è stimata in circa 800.000 tonnellate nei prossimi anni, e ridurre e valorizzare gli scarti di lavorazione industriale (arrivando a recuperare fino al 90% della fibra cellulosica), con una conseguente crescita occupazionale di tutto l’indotto. Le azioni che potranno essere sostenute coerentemente dal PNRR – prosegue Montalbetti – riguarderanno il potenziamento degli impianti per il trattamento e riciclo, da Nord a Sud (incrementando il tasso di utilizzo fino al 65%-70%), la spinta digitale, il passaggio da gomma a ferro di una parte della logistica e la creazione di nuovi bio-materiali riciclabili a base cellulosica”.
Il recupero e riciclo della materia seconda riveste un ruolo fondamentale per l’industria manifatturiera nazionale. Le materie prime dell’industria manifatturiera italiana sono prevalentemente “materie prime seconde” recuperate dalla differenziazione di rottami, maceri, rifiuti recuperati post-produzione o post-consumo. Se guardiamo all’insieme delle produzioni siderurgiche e metallurgiche scopriamo ad esempio che la quota di materia prima seconda supera il 90%. Crescente e talora dominante è anche il ricorso a materia seconda nella produzione cartaria, vetraria, plastica e in alcuni settori dell’arredamento.
L’alta percentuale di riciclo è decisiva dal punto di vista della sostenibilità ambientale non solo per la riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire e per la riduzione dei consumi di materie prime. È molto rilevante anche perché – attraverso l’impiego di materia già trasformata – determina consistenti risparmi nel consumo di energia e conseguentemente nelle emissioni climalteranti. Un corretto risparmio di materia prima e un innalzamento sensibile dell’uso di materia prima seconda può concorrere infatti al raffreddamento globale del pianeta. Considerando solo il riciclo di 44 milioni di tonnellate di materia infatti, i consumi energetici evitati e le emissioni evitate rispetto ad una produzione da materia prima vergine sono pari a 23 milioni di Tep e a 63 milioni di t diCO2eq. (dati 2018). Per apprezzare il significato delle emissioni evitate con il riciclo si faccia un paragone con le emissioni generate dalla produzione di energia elettrica. L’insieme delle emissioni di CO2eq evitate (dirette e indirette) attraverso il riciclo di materia operato in Italia vale l’85% delle emissioni dirette di gas climalteranti generate dalla produzione elettrica dell’Italia (63 Mt di CO2eq dal riciclo contro 74,5 Mt CO2eq dalla produzione elettrica 2020).
In particolare la filiera cartaria made in Italy genera un fatturato di circa 25 miliardi di euro, pari all’1,4% del PIL nazionale, occupa circa 200.000 addetti diretti e con un tasso di circolarità medio pari al 57%, rappresenta uno dei settori leader dell’economia circolare in Italia (la fibra vergine rappresenta solo il 33% della materia prima impiegata). Un risultato raggiunto anche grazie ad alti livelli di recupero della carta e cartone, ben oltre 5 milioni di tonnellate, un vantaggio importante, se si considera che ogni punto percentuale di crescita del riciclo di carta equivale ad una riduzione 84.000 tonnellate di rifiuti da smaltire. Nel 2018, il riciclo industriale della carta in Italia ha consentito di evitare consumi energetici pari a 1,5 milioni di Tep ed emissioni climalteranti pari a 4,4 milioni di tonnellate di CO2. Il Next Generation UE è anche una eccezionale opportunità per una espansione del sistema cartario in nuovi mercati e per una ulteriore conversione ecologica del sistema stesso.